Mostra d'arte italiana al Padiglione Italsider. Palazzo Sokolniki. maggio 1962. Mosca
Mostra d'arte italiana al Padiglione Italsider. Palazzo Sokolniki. maggio 1962. Mosca
Scultura ''all'Algeria''. Mostra ''Sculture nella città'', Spoleto, 1962. Foto di Ugo Mulas
Beverly Pepper mentre lavora ad una sua scultura nell'officina dello stabilimento Italsider di Piombino per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Beverly Pepper, ''Mobile'', realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Piombino per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Carlo Lorenzetti al lavoro alla sua scultura nello stabilimento Italsider di Savona, per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Pietro Consagra, ''Colloquio col vento'', realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Savona per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Pietro Consagra, ''Colloquio col vento'', realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Savona per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Lynn Chadwick, ''Due figure alate'', acciaio. Realizzata nell'officina del centro siderurgico ''Oscar Sinigaglia'' di Cornigliano per la mostra ''Sculture nella Città'', 1962
Lynn Chadwick, ''Due figure alate'', acciaio. Realizzata nell'officina del centro siderurgico ''Oscar Sinigaglia'' di Cornigliano per la mostra ''Sculture nella Città'', 1962
Ettore Colla mentre lavora con degli operai alla sua scultura ''La grande spirale'' nell'officina dello stabilimento Italsider di Bagnoli per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Ettore Colla, ''La grande spirale'', h. 12 metri. Realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Bagnoli per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Calder, ''La Vedova Nera''. Realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Savona per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Calder, ''Teodelapio'', 1962. mt. 18x14, peso 30 t., Lastre di ferro. Realizzata nell'officina dello stabilimento Italsider di Savona per la mostra ''Sculture nella Città'', Spoleto, 1962
Nino Franchina, ''Spoleto 1962'', realizzata nell'officina del centro siderurgico ''Oscar Sinigaglia'' di Cornigliano per la mostra ''Sculture nella Città'', 1962

Mostre: fuori dall'accademia, produzione e provocazione

L’Industria genovese Cornigliano intende essere anche un polo di riferimento rispetto alla qualità dell’habitat sia lavorativo che abitativo che urbanistico. Nel marzo del 1959 organizza, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la mostra Forme e tecniche dell’architettura contemporanea, il cui comitato esecutivo è composto, oltre che da Gianlupo Osti ed Eugenio Carmi, da Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi, Palma Bucarelli, Luigi Moretti. L’esposizione è divisa in due settori: con una personale di Le Corbusier viene mostrato un esempio di grande architettura contemporanea, e con la mostra Lamiere d’acciaio nell’architettura. Costruire nel nostro tempo, curata da Konrad Wachsmann, viene offerto un percorso dedicato alle nuove tecniche costruttive, ai prefabbricati e ai materiali industriali in grado di aggiornare le forme del vivere moderno. Accanto ai progetti, ai plastici e alle fotografie, sono esposte anche opere di Carmi realizzate a fuoco (la riproduzione di Architettura immaginaria diventa la copertina del catalogo e il manifesto della mostra) e di Emilio Scanavino.

Con il passaggio da Cornigliano a Italsider tutto quanto assume un respiro molto più ampio sia, naturalmente, dal punto di vista produttivo ed economico ma anche – ed è quanto soprattutto interessa a Carmi, Fedeli e Osti – dal punto di vista della promozione culturale. Con la nuova dimensione nazionale aumentano le occasioni pubbliche, editoriali ed espositive ed è infatti questa una stagione che vede il patrocinio da parte dell’l’Italsider di eventi culturali  incisivi, ponendosi come luogo anti accademico di sperimentazione.
 Eugenio Carmi assume un ruolo sia centripeto che centrifugo nei confronti dell’industria: attraverso il suo impulso creativo l’arte entra in fabbrica e nello stesso tempo l’artista rappresenta un riferimento  propulsivo nel panorama della sperimentazione artistica italiana e non solo. Come succede negli stessi anni con la Galleria del Deposito di Boccadasse, Carmi diventa un catalizzatore di talenti.
 Nel 1962 in occasione della Mostra delle realizzazioni dell’industria italiana a Mosca, Carmi, con il sostegno di Gianlupo Osti e la collaborazione della Galleria del Naviglio di Milano, firma la partecipazione Italsider con uno stand che presenta, accanto ad una sala informativa sui prodotti aziendali, una rassegna di arte contemporanea italiana. Sfidando l’ortodossia del realismo socialista (infatti non mancarono reazioni di perplessità e polemica da parte di autorità moscovite), invita una serie di artisti (Attardi, Bacci, Cantatore, Capogrossi, Cazzaniga, Chiti, Costantini, Gentilini, Perilli, Porzano, Scanavino, Verzetti, Vespignani, Vedova e Carmi stesso) a partecipare con un’opera di grande formato ispirata al mondo del lavoro, che in alcuni casi commissiona ad hoc per conto dell’azienda. Per l’allestimento chiama Bruno Munari che crea uno spazio circolare completamente nero e suggestivamente illuminato dall’alto.
Nell’estate dello stesso anno, all’interno della manifestazione del V Festival dei due mondi, Giovanni Carandente organizza a Spoleto la mostra Sculture nella città, evento che, tra polemica e ammirazione, richiamerà l’attenzione della stampa di tutto il mondo. Partecipano cinquanta artisti internazionali invitati a esporre nello spazio urbano: le quinte antiche dei palazzi e delle piazze diventano eccezionalmente un museo all’aperto.
L’iniziativa ottiene il sostegno economico e organizzativo della società Italsider. L’azienda inizialmente avrebbe dovuto fornire soltanto un apporto finanziario ma Carmi e Fedeli propongono un incontro più diretto tra il lavoro degli artisti e quello delle officine siderurgiche, trasformando la fabbrica in officina di talenti: l’Italsider mette a disposizione, a dieci fra gli scultori selezionati da Carandente, le gigantesche strutture dei vari stabilimenti e la collaborazione degli operai per realizzare opere in ferro di grandi dimensioni che nessun’artista avrebbe mai potuto realizzare nel proprio studio.
 David Smith lavora nella fabbrica dismessa di Voltri, Carlo Lorenzetti e Pietro Consagra scelgono Savona, come pure Alexander Calder il quale invia solo il bozzetto dell’opera Teodelapio, che verrà realizzata direttamente dagli operai dello stabilimento, Lyhn Chadwick e Ettore Colla lavorano a Bagnoli, Beverly Pepper a Piombino, Arnaldo Pomodoro a Lovere, Nino Franchina a Cornigliano. Eugenio Carmi stesso, invitato ad esporre, realizza la scultura in ferro e acciaio inossidabile All’Algeria, riguardo alla quale in seguito ricorderà più volte soprattutto la partecipazione entusiasta e propositiva degli operai.