Eugenio Carmi alla Cheirasca, Piemonte, estate 1937
Nel 1920 col padre, Attilio Carmi
La madre di Eugenio, Maria Pugliese
Eugenio in braccio a suo padre
Eugenio (a sinistra), con suo fratello Marcello
Coi genitori, il fratello Marcello e la sorella Lisetta
La prima copertina di Eugenio Carmi. Nel 1937, all'età di 17 anni, Eugenio fotografò l'orologio astronomico di Praga e inviò lo scatto alla rivista «Sapere», che gli dedicò la copertina.
Una pagina del suo quaderno di chimica, dei tempi in cui era studente al Politecnico Federale di Zurigo
Eugenio Carmi a Zurigo, 1940 ca.
A Zurigo coi suoi compagni di università, 1940 ca.
Libera Stampa, 1944: una delle pubblicazioni inviate a Zurigo dal Canton Ticino. L'indirizzo è del gruppo Piero Gobetti, fondato da Eugenio insieme ai suoi compagni di studi.
Kiky Vices Vinci nel 1946, all'età di 20 anni.
Eugenio Carmi con uno dei suoi quadri degli anni '40. Foto di Ferdinando Scianna, 2003
Nel suo primo studio, agli inizi degli anni '50. Foto di Lisetta Carmi.
Eugenio Carmi fotografato da Lisetta Carmi
La Galleria del Deposito a Boccadasse, Genova. Foto di Ugo Mulas.
Eugenio Carmi lavora alla scultura All'Algeria insieme agli operai dell'impianto siderurgico Italsider di Cornigliano, 1962
Eugenio Carmi e Kiky Vices Vinci coi loro figli Francesca (a destra), Antonia e Stefano (in braccio alla madre).
A casa dei genitori di Eugenio.
Conferenza dell'Alliance Graphique Internationale. Foto di Gilbert Frankhauser
Eugenio Carmi e Rocco Borella alla Galleria del Naviglio, Milano
Negli anni '60, l'artista in posa davanti a una delle sue opere di quel periodo. Foto di Ugo Mulas
Con Valentina
L'artista nel suo studio
Eugenio Carmi, Kiky Vices Vinci e Konrad Wachsmann in un ristorante a Fiascherino, Genova
Eugenio e Kiky. Foto di Lisetta Carmi
Eugenio Carmi con una delle sue latte litografate. Foto di Lisetta Carmi

Formazione, vita, opere

Eugenio Carmi, nasce a Genova il 17 febbraio 1920 e inizia a dipingere a 15 anni, prendendo già le prime lezioni di pittura. Dal 1938 è in Svizzera, prima a Zug dove termina gli studi classici in un collegio italiano e poi a Zurigo, dove rimane fino alla fine del conflitto mondiale e dove si laurea in chimica al Politecnico Federale. 
A Zurigo, città cosmopolita, entra in contatto con fermenti culturali e artistici, e qui inizia ad amare l’opera dei maestri dell’astrattismo del ‘900. 
Insieme a un gruppo di studenti espatriati, fonda il circolo Piero Gobetti. 
Tornato in Italia dopo la fine della Guerra riprende gli studi artistici, a Genova sotto la guida dello scultore Guido Galletti (1946) e a Torino come allievo di Felice Casorati (1947-1948), che aveva ammirato in occasione di una  conferenza e serie di lezioni a Genova. Segue la lezione casoratiana fino all’inizio degli anni ’50, quando la sua pittura passa dal figurativo all’informale, affiancando alle tele i collages e le carte.
 Nel 1945 conosce la giovane artista Kiky Vices Vinci, nata a Napoli e cresciuta a Genova. Con Kiky condivide subito passioni letterarie, cinematografiche e soprattutto l’amore per l’arte e la pittura. In giro per Genova disegnano e dipingono  la loro città, in parte offesa dalle aggressioni della guerra, trasferendo su piccole tele e carte luoghi e atmosfere,  in forma figurativa ma che già preannuncia una futura astrazione.
 Si sposano nel 1950 e nel ’56 si trasferiscono, con la prima figlia Francesca, a Boccadasse, borgo di pescatori nella periferia di Genova, dove nascono Antonia, Stefano e Valentina. Qui apre il suo primo studio di pittura, mentre contemporaneamente lavora come grafico pubblicitario e diventa membro dell’Alliance Graphique Internationale (1954).
 Lungo tutta la sua carriera artistica, la pittura rimane una costante ininterrotta, una necessità cui Carmi non si può e non si vuole sottrarre. Quotidianamente è nel suo studio, dividendo le sue giornate tra la pittura e gli altri impegni professionali cui si dedica, comunque, con entusiasmo trainante.

Flavio Costantini, Kiky Vices Vinci, Emanuele Luzzati a Mosca, 1962. Fotografia di Eugenio Carmi
Kiky Vices Vinci, Eugenio Carmi ed Emanuele Luzzati alla stazione di Varsavia durante il viaggio per Mosca, 1962
1965. Carmi, un piccolo villaggio in Illinois, USA. Foto di Kiky Vices Vinci
Eugenio Carmi a Carmi, Illinois, 1965.
1965. Kiky fotografata da Eugenio negli USA.
Eugenio Carmi nel suo studio mentre lavora a una delle sue latte litografate. Foto di Lisetta Carmi
Eugenio Carmi e Kiky Vices Vinci. Foto di Kurt Blum
1962. Eugenio Carmi e David Smith alla mostra "Sculture nella città" di Spoleto
1963. Carmi e Max Bill all'inaugurazione della mostra di Max Bill alla Galleria del Deposito, Boccadasse - Genova
Kiky Vices Vinci nel suo studio. Foto di Lisetta Carmi.
L'artista con una prova di serigrafia, Boccadasse, 1963. Foto di Lisetta Carmi
Eugenio Carmi, Kiky Vices Vinci e Carlo Fedeli in una galleria a Berna. Foto di F. Meyer-Henn.
Varsavia, 1968. Eugenio Carmi è il membro italiano della giuria dell'International Poster Biennale. Foto di Merek Holzman
Kiky e Francesca a Ronchamp, di fronte alla chiesa progettata da Le Corbusier.
Valentina a Ronchamp

Dal 1956 al 1965 è responsabile dell’immagine per l’industria siderurgica Cornigliano-Italsider. Carmi porta in fabbrica l’arte contemporanea, coordinando importanti operazioni visive e culturali, ed è responsabile di tutta l’immagine coordinata dell’azienda.
 In quel periodo il ferro e l’acciaio diventano per lui un forte stimolo artistico: nel 1958 Gillo Dorfles organizza la sua prima mostra personale alla Galleria Numero di Firenze con gli smalti su acciaio. 
Dal 1960 realizza opere in ferro e acciaio (tra le quali la serie Appunti sul nostro tempo) saldati e dal 1964 le latte litografate. Sono anni di numerose amicizie artistiche e intellettuali (Victor Vasarely, Umberto Eco, Max Bill, Konrad Wachsmann, Furio Colombo, Ugo Mulas, Kurt Blum, Emanuele Luzzati, Flavio Costantini…) e di importanti collaborazioni artistiche. Nel 1963 fonda la Galleria del Deposito che, con i multipli (1967-1969) intende proporre un’arte seriale accessibile a un pubblico più vasto. 
Nel 1966 illustra due favole di Umberto Eco per la casa editrice Bompiani, che saranno poi rieditate nel 1988 con nuove illustrazioni ad hoc e con l’aggiunta di una terza favola e tradotte in tutto il mondo.
Nello stesso anno realizza le tavole di Stripsody, progetto musicale sulle sonorità del fumetto ideato e interpretato da Cathy Berberian, rieditato nel 2013 in occasione delle celebrazioni per i trent’anni dalla scomparsa di Cathy Berberian.
 Dalla fine degli anni ’60 e i primi ‘70, ispirato dall’interesse per la tecnologia, si dedica a sperimentazioni di arte cinetica e audiovisiva e realizza anche i segnali immaginari elettrici che, tra l’altro, saranno al centro di un’installazione provocatoria nelle strade della città di Caorle.
 E’ in questa fase che nel 1966 è alla XXXIII edizione della Biennale di Venezia con l’opera elettronica SPCE (struttura policiclica a controllo elettronico), che gli vale anche l’invito da parte di Pierre Restany a partecipare con opere elettroniche alla mostra SuperLund in Svezia.

Eugenio Carmi e Umberto Eco.
1968. Carmi con Monica Vitti, che indossa stoffe disegnate da lui sul terrazzo della sua casa a Roma. Foto di Pino Abbrescia
Eugenio Carmi e Konrad Wachsmann. Foto di Lisetta Carmi.
Taranto, 1969. Incontro coi bambini di una scuola elementare.
Taranto, 1969. Incontro coi bambini di una scuola elementare. Con lui c'è sua figlia Francesca
Carmi con Pierre Restany di fronte a un segnale immaginario di Carmi
Carmi nel suo studio a Milano, 1975
Carmi nel suo studio col suo assistente Hiro Okumura
Eugenio Carmi e il suo figlio Stefano in una galleria d'arte
Eugenio Carmi all'opera su un dipinto sul selciato in pietra di Piazza del Duomo a Prato, 1973.
Carmi con la critica d'arte Vera Horvat Pintaric a Premantura, ex-Jugoslavia (ora Croazia).
1986. Carmi con Carlo Fedeli e Massimo Kaufmann (a destra) durante l'allestimento della sua retrospettiva a Macerata
1986. Carmi con Mauro Mancia durante la sua retrospettiva a Macerata.
La retrospettiva su Carmi a Macerata, 1986. L'artista si trova di fronte al suo ritratto della moglie Kiky.
Milano, 1986. Nicola Bertasi, figlio di Francesca Carmi, col nonno Eugenio. Foto di Valentina Carmi
1987. Visione privata della mostra di cravatte disegnate da Stefano Carmi per Ermenegildo Zegna. Nella foto, Umberto Eco e Stefano ed Eugenio Carmi.
Kiky, Eugenio e Valentina nella loro casa a Milano
Eugenio con Valentina. Foto di Lorenzo Ceva Valla
Kiky coi suoi nipoti Nicola e Giulia Bertasi, figli di Francesca, e, in braccio, Benjamin Orloff, figlio di Antonia, nel giardino della loro casa sulle colline vicino a Lavagna, Liguria. Foto di Lisetta Carmi.
Valentina coi suoi nipoti Benjamin e Nicola nel giardino della loro casa sulle colline vicino a Lavagna.
I nipoti di Carmi, Beatrice e Oliver Carmi, nel suo studio nella zona di Porta Romana a Milano. Foto di Valentina Carmi
Oliver Carmi. Foto di Valentina Carmi
Stoccolma, 1993. Foto di Ferdinando Scianna
Stoccolma, 1993. Foto di Ferdinando Scianna
Eugenio Carmi e Ferdinando Scianna a Stoccolma. Foto di Valentina Carmi.
2003. Visione privata della mostra che il Museo di Villa Croce a Genova ha dedicato all'intera attività della Galleria del Deposito. Da destra: Emanuele Luzzati, Carlo Fedeli, Kiky Vices Vinci, Valentina, Eugenio e Francesca Carmi.

Mentre negli anni ’50 e ‘60 il suo lavoro artistico è spesso strettamente collegato ad avventure e iniziative nel mondo dell’industria e della cultura, nei decenni successivi Carmi si concentra soprattutto nel lavoro nel suo studio, che nel frattempo ha trasferito a Milano nel 1971.
 Pur con incursioni in altri campi paralleli, come la realizzazione di specchi e vetrate, la pittura, e sporadicamente la scultura cui si era avvicinato nel periodo dell’Italsider, è al centro della sua attività. Ed è proprio all’inizio degli anni ’70 che approfondisce il linguaggio geometrico, già aperto con alcune esperienze precedenti (i cartelli antinfortunistici per l’Italsider, alcuni multipli per il Deposito e i segnali immaginari elettrici), sostituendolo a quello informale dei due decenni appena conclusi.
 Dagli anni ’80 tra le sue tele compare la juta che anticipa il successivo ritorno alla dimensione materica. L’evoluzione della sua arte, con rigore e coerenza, è in continua e graduale evoluzione. Sempre attraverso un astrattismo geometrico, le sue forme si avvicinano sempre più al rapporto con la spiritualità, attraverso, però, una materia più sensuale e naturale.
 “Animale eminentemente urbano” lo definiva Umberto Eco nel volume Carmi, una pittura di paesaggio? e fortemente influenzato dalla realtà industriale. Animale urbano continua a essere nei decenni successivi ma, nelle sue opere più recenti, si compie un ribaltamento. Il fabbricante d’immagini – così si definisce lui stesso – è negli anni recenti in dialogo continuo con la natura, rappresentata dalle sue leggi matematiche.
 Il teorema di Pitagora, la sezione aurea sono le sue chiavi per entrare nella natura e celebrarla. Le forme geometriche sono adesso molto più materiche e si riallacciano così alle sue opere informali degli anni '50 e '60, come in un dialogo circolare. E in questo cerchio ideale non è da sottovalutare la formazione matematica dei suoi anni universitari al Politecnico di Zurigo.
 Anche in questi decenni scrivono su di lui critici e intellettuali che condividono con lui visioni estetiche e sociali.
 Nel corso di questi decenni è costante la sua inclinazione all’insegnamento, cui aveva già avuto modo di appassionarsi negli anni ’60 negli Stati Uniti, alla  Rhode Island School of Design si Providence.
 Nel 1990 il Comune di Milano gli dedica un’antologica presso il Padiglione Rosso dell’Ansaldo, curata da Luciano Caramel, nel 1992 un'altra antologica al Museo Storico del Palazzo Reale di Budapest e nel 2000 viene invitato ad esporre sue opere attuali alla Camera dei Deputati a Roma. Nel febbraio 2015 Palazzo Ducale di Genova gli dedica la sua più ampia mostra antologica, con la quale la sua città celebra la sua opera artistica e il suo contributo culturale pluridecennale. Durante la conferenza stampa, alla presenza di Umberto Eco, il sindaco Marco Doria consegna a Eugenio Carmi le chiavi della città di Genova.

Eugenio a Zurigo, aprile 2013. Foto di Valentina Carmi.
Eugenio Carmi con la scultura "Il Teorema di Pitagora", Milano, 2011. Foto di Ferdinando Scianna.
Milano, febbraio 2010. Festa per i 90 anni di Eugenio Carmi organizzata da Andrea Kerbaker alla Casa dei Libri. Da sinistra: Tullio Pericoli, Claudio Cerritelli, Eugenio Carmi. Foto di Ferdinando Scianna
Febbraio 2010, Milano. Eugenio Carmi coi suoi nipoti Nicola, Giulia, Oliver e Beatrice al suo novantesimo compleannoalla Casa dei Libri di Andrea Kerbaker. Dietro di lui suo fratello, Marcello. Foto di Ferdinando Scianna
Festa per i 90 anni di Eugenio Carmi alla Casa dei Libri di Andrea Kerbaker, Milano, 2010. A sinistra, Riccardo Leuzzi della Galleria l'Osanna di Nardò e, dietro, Claudio Cerritelli. Foto di Ferdinando Scianna.
Carmi con sua figlia Antonia alla visione privata della sua mostra all'Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, 2010
Carmi coi suoi nipoti Benjamin ed Elliott Orloff alla visione privata della sua mostra all'Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, 2010
Galleria Il Vicolo, Genova, 2011. Eugenio Carmi con Bruna Pari Artisi (sua prima assistente negli anni '50, e amica di Kiky ed Eugenio) e l'allora attuale assistente, Sara Villa.
Eugenio Carmi e Stefano alla Galleria Il Vicolo, Genova, 2011.
Eugenio Carmi e Antonia durante la visione privata della mostra du acquerelli di Antonia Carmi e Sara Villa alla Galleria Il Vicolo, Genova, 2011.
Carmi nel suo studio con l'assistente, Sara Villa, e il curatore Maurizio Pradella.
Eugenio Carmi firma una delle sue opere in vetro create dal maestro vetraio Lino Reduzzi.
2013, Boccadasse. Carmi con Clotilde Parodi, l'allora segretaria della Galleria del Deposito, durante la celebrazione del cinquantesimo anniversario della nascita della galleria. Per l'occasione, lo spazio che la ospitava è stato riaperto e la sua insegna
Carmi con Valentina a Zurigo, aprile 2013.
Eugenio Carmi riceve la Medaglia al Valore per Merito Artistico e Culturale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dal ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, Roma, 25 marzo 2013
1 gennaio 2014. Eugenio Carmi a Solothurn, Svizzera. Foto di Valentina Carmi

Nella sua lunga carriera ha esposto nelle più importanti gallerie europee e americane, in alcuni musei europei e in diversi Istituti italiani di cultura all’estero. 
E’ presente, per la seconda volta alla Biennale di Venezia del 2011.
 Ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali per la pittura e per la grafica, ha tenuto seminari di arte visiva al Rhode Island Institute of Design di Providence negli Stati Uniti e negli anni settanta ha insegnato all’Accademia di Macerata e all’Accademia di Ravenna.  Negli anni partecipa attivamente a convegni e conferenze internazionali e, per la sua ammirazione e sintonia con il mondo dell'infanzia, è invitato dagli insegnanti delle scuole elementari a parlare con i bambini. 
Nel 2001 viene nominato Accademico di San Luca.
 Da sue opere originali sono state realizzate acquetine e serigrafie, spesso commissionate da istituzioni pubbliche e private. 
Si autodefiniva fabbricante di immagini.